La
Cascata delle Marmore è una cascata a flusso
controllato, tra le più alte d'Europa, potendo
contare su un dislivello complessivo di 165 m, suddiviso
in tre salti. Il
nome deriva dai sali di calcio presenti sulle rocce
che sembrano simili a marmo.
Le
acque della cascata sono sfruttate intensamente
per la produzione di energia elettrica, nella centrale
di Galleto. Questo fa sì che la cascata vera
e propria non sia continuamente funzionante, ma
per la maggior parte del tempo si riduca alle dimensioni
di un torrente. Il bacino del lago di Piediluco
funge da serbatoio idrico per la centrale, costruita
nel 1929, capace di produrre energia elettrica con
una potenza di circa 530 MW. Per regolare il funzionamento
della centrale e per permetterne la visione a tutti,
in orari e periodi definiti, la cascata viene fatta
funzionare alla massima portata: un segnale acustico
avvisa dell'apertura delle paratoie di regolazione,
e in pochi minuti la portata aumenta fino al valore
massimo. Normalmente, la cascata funziona un paio
di ore al giorno, con orari di funzionamento prolungati
in occasione di giorni festivi. Si accede ai punti
di osservazione migliori previo pagamento di un
biglietto d'ingresso.
Essa
si trova a circa 7,5 km di distanza da Terni, quasi
alla fine della Valnerina, la lunga valle scavata
dal fiume Nera. La cascata è formata dal
fiume Velino che, in prossimità della frazione
di Marmore (376 m s.l.m., 802 abitanti secondo i
dati Istat del 2001), defluisce dal lago di Piediluco
e si tuffa con fragore nella sottostante gola del
Nera. Normalmente solo una parte dell'acqua del
fiume Velino (portata media 50 m³/s) viene
deviata verso la cascata (circa il 30%, equivalenti
a circa 15 m³/s).
Storia
Il
fiume Velino percorre gran parte dell'altopiano
che circonda, e a valle si trova naturalmente intralciato
dalla presenza di massicci calcarei e dall'assenza
di un adeguato letto dove scorrere. Questa particolare
configurazione geologica ha portato, nel corso delle
ere, alla formazione di una palude stagnante, nociva
per la salubrità dei luoghi. Nel 271 a.C.,
il console romano Manio Curio Dentato ordina la
costruzione di un canale (il Cavo Curiano) per far
defluire le acque stagnanti in direzione del salto
naturale di Marmore: da lì, l'acqua precipitava
direttamente nel fiume Nera, affluente del Tevere.
Tuttavia,
la soluzione di questo problema ne creava un altro:
in concomitanza delle piene del Velino, l'enorme
quantità d'acqua trasportata dal Nera minacciava
direttamente il centro abitato di Terni. Questo
fu motivo di contenzioso tra le due città,
tanto che nel 54 a.C. si giunse a porre la questione
direttamente al Senato Romano: Rieti era rappresentata
da Cicerone, Terni da Aulo Pompeo. La causa si risolse
con un nulla di fatto, e le cose rimasero così
per i secoli successivi.
La
mancata manutenzione del canale portò però
a una diminuzione del deflusso delle acque e a un
principio di impaludamento della piana reatina.
Dopo varie peripezie, nel 1422 un nuovo canale venne
costruito per ripristinare l'originaria portata
del fiume (Cavo Reatino o Cavo Gregoriano, per via
dell'intervento di Gregorio XII).
Papa
Paolo III, nel 1545, diede mandato ad Antonio da
Sangallo il Giovane di aprire un altro canale, la
Cava Paolina, che però riuscì ad assolvere
il proprio compito solo per 50 anni. Si pensò
allora di ampliare la Cava Curiana e di costruire
un ponte regolatore, una sorta di valvola che avrebbe
permesso di regolare il deflusso delle acque. Quest'opera
fu inaugurata nel 1598 da Papa Clemente VIII, che
aveva affidato l'incarico progettuale a Giovanni
Fontana (ingegnere) fratello di Domenico Fontana;
ovviamente, il canale prese il nome di Cava Clementina.
Nei
due secoli seguenti, l'opera creò non pochi
problemi alla piana sottostante, ostacolando il
corretto deflusso del Nera e provocando l'allagamento
delle campagne circostanti. Per ordine di Papa Pio
VI, nel 1787, l'architetto Andrea Vici operò
direttamente sui balzi della cascata, dandole l'aspetto
attuale e risolvendo finalmente la maggior parte
dei problemi.
Nel
XIX secolo le acque della cascata cominciarono a
essere utilizzate per la loro forza motrice: nel
1896, le neonate Acciaierie di Terni alimentavano
i loro meccanismi sfruttando 2 m³ d'acqua del
Cavo Curiano. Negli anni successivi, la cascata
cominciò a essere sfruttata intensamente
per la produzione di energia idroelettrica.
Una
vista panoramica della cascata si può ammirare
dal borgo medievale di Torreorsina, unico paese
della Valnerina che si affaccia direttamente su
di essa.
Le
opere ingegneristiche e la natura che la circonda
hanno sempre richiamato un gran numero di turisti
e visitatori, tanto da spingere alla creazione di
luoghi di osservazione sicuri e stabili (la Specola
in alto, piazzale Vasi in basso, vari Belvedere).
Fra di loro, possiamo citare tante illustri personalità:
Plinio, Cicerone, Fazio degli Uberti, un gran numero
di papi, Galileo Galilei, Vittorio Alfieri, Ferdinando
II delle Due Sicilie, la Regina Madre di Napoli,
Salvator Rosa, Corot, Gioacchino Belli, Lord Byron
e tanti altri. La cascata, nel XVIII e XIX secolo,
rappresentava molto spesso una giornata di visita
del Grand Tour verso Roma.